Una delle strategie d’investimento che ha garantito dei buoni risultati nel mondo degli investimenti è quella di accantonare periodicamente una quota di risparmio e farla “lavorare” sui mercati finanziari per molti anni.

Ci riferiamo al PAC ( Piano Accumulo Capitale) ovvero ciò che gli anglossasoni definiscono la tecnica del Dollar Cost Averaging (DCA).

Il PAC consiste semplicemente nell’investire la stessa somma di denaro risparmiato con una frequenza definita (es. mensile, semestrale, annuale … ). Il grosso vantaggio di questa strategia è quello di permettere di affrontare la volatitilità dei mercati, sfruttandone la loro natura.

In pratica, investendo ad esempio la stessa somma ogni mese, se il mercato fosse in discesa (prezzi più bassi), acquisteremmo più quote di un determinato asset, viceversa, se il mercato fosse in salita (prezzi più alti), acquisteremmo meno quote sempre dello stesso asset.

Vediamo cosa accade con un esempio.

Supponiamo di avere a disposizione € 3000 e di decidere di investirli in 3 tranche. Ipotizzando che il prezzo di una singola quota dell’asset da acquistare sia inizialmente pari a € 100, poi a seguito di un crollo scenda a € 50 ed infine torni al prezzo di € 100, otterremmo il seguente risultato:

Investendo € 3000, dunque, alla fine ci troveremmo con 40 quote dell’asset scelto, con un controvalore di € 4000 ed un guadagno pari al 33% circa.

Se avessimo, invece, investito tutto all’inizio, avremmo acquistato solo 30 quote dell’asset (€3000 diviso il prezzo iniziale di € 100), per cui a fine periodo avremmo ottenuto soltanto il capitale iniziale investito .

Sebbene tipicamente l’investimento una tantum abbia in generale un miglior rendimento rispetto al PAC (vedi questa analisi di Vanguard ), sui mercati finanziari di tanto in tanto può presentarsi anche la situazione descritta.

Un esempio lampante è ciò che è accaduto all’indice del mercato statunitense S&P 500 durante la prima decade del 2000 (ribattezzata “The lost decade”); in pratica, coloro che avessero investito ad inizio anno 2000 una certa somma su questo indice ed avessero mantenuto il loro investimento fino alla fine dell’anno 2009 non avrebbero avuto un risultato positivo.

Se, tuttavia, la stessa somma fosse stata investita in più anni , il risultato finale sarebbe stato positivo e superiore rispetto all’investimento “una tantum”.

Con questo non voglio dire che non convenga investire fin da subito un capitale disponibile, qualunque esso sia, ma voglio evidenziare come il  PAC costituisca  un’ottima e semplice strategia di investimento, alla portata della maggior parte degli investitori, che siano in grado di accantonare periodicamente del risparmio.

 

 

2 commenti
  1. roberto
    roberto dice:

    Buongiorno. Volendo utilizzare il PAC come investimento con l’obiettivo di raggiungere la libertà finanziaria quanto prima, volevo chiederti se, secondo te, è preferibile utilizzare strumenti ad accumulo in una prima fase (perché si sostiene che siano più efficienti fiscalmente), in prospettiva di aumentare nel lungo termine il patrimonio, per poi passare a strumenti a distribuzione nel momento in cui si decide di fruire di rendite periodiche. Oppure, potrebbe essere proficuo investire col PAC su strumenti ad alto rendimento e distribuzione in modo da incominciare da subito a percepire i dividendi?

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    • Investiresereni
      Investiresereni dice:

      Buongiorno a te ! Ottima domanda, si tratta di una riflessione fatta anche dal sottoscritto più volte. Personalmente ho “risolto” in questo modo: sul azionario utilizzo 2 ETF appartenenti a 2 gestori diversi in modo da non concentrare il rischio su un unico emittente, uno è ad accumulazione l’altro a distribuzione. In questo modo inizio ad avere una rendita periodica crescente nel tempo, allo stesso tempo l’ETF ad accumulazione migliora l’efficienza fiscale di tutto il portafoglio nel suo complesso.

      La teoria vuole comunque di postergare il più possibile il pagamento delle tasse ( http://www.investiresereni.com/2018/10/27/mettere-il-turbo-al-portafoglio/), quindi conviene utilizzare prevalentemente strumenti ad accumulo se si hanno davanti molti anni d’investimento. Se non si ha necessità immediata d’incassare i dividendi conviene quindi provare ad aumentare il patrimonio e successivamente “monetizzarlo”.

      Comunque sono sempre considerazioni personali e che possono variare nel tempo. L’avere uno strumento a distribuzione inoltre può,nelle fasi di calo dei mercati, garantire un cuscinetto anche psicologico.

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