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Da settembre di quest’anno, sono arrivati sul mercato italiano i primi ETF obbligazionari a scadenza, i cosiddetti IBONDS. Si tratta di una vera rivoluzione per questa asset class, in grado di avere una scadenza ben precisa e, soprattutto, un alto grado di diversificazione del rischio emittente. Sono negoziati in tempo reale come una singola obbligazione, hanno dunque una scadenza prefissata e possono anche staccare una cedola.

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Foto di Clker-Free-Vector-Images da Pixabay

“Il semplice atto di prestare attenzione può dare a lungo grandi vantaggi”. Keanu Reeves.

Iniziano ad arrivare alcuni segnali di allarme per il mondo obbligazionario, da non sottovalutare.

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Foto di Tumisu da Pixabay

In ogni cosa è salutare, di tanto in tanto, mettere un punto interrogativo a ciò che a lungo si era dato per scontato.

(Bertrand Russell)

Un altro dilemma, che si presenta frequentemente a coloro che hanno a disposizione una certa somma di denaro e sono proprietari di casa acquistata con l’aiuto di un mutuo, è:

meglio investire o estinguere parzialmente il mutuo?

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Foto di ElisaRiva da Pixabay

La vita è una combinazione di pasta e magia. Federico Fellini

Dell’importanza di avere obbligazioni in portafoglio (o strumenti liquidi) ne abbiamo già discusso in questo Blog.

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Foto di Steve Buissinne da Pixabay

L’arte di vincere la si impara nelle sconfitte.

(Simón Bolívar)

Non sempre le azioni battono le obbligazioni.

Pur essendo sostenitori delle azioni (sulla base di dati storici e dell’esperienza dei più grandi investitori di tutti i tempi) come strumento migliore per accrescere il proprio capitale su orizzonti temporali lunghi ( almeno 15-20 anni), dobbiamo però riconoscere che non sempre sia stata la scelta migliore in termini di rendimento.

Considerando il periodo 1926-2020, le obbligazioni a lungo termine (quelle con scadenza residua di 20+ anni) hanno battuto le azioni, considerando finestre termporali d’investimento di 20 anni, l’8.7% delle volte (percentuale piccola, ma non nulla) . Estendo la finestra temporale a 30 anni, la percentuale di volte in cui un investimento obbligazionario ha battuto l’indice azionario è stata leggermente sotto l’1%.

Se poi consideriamo il passato recente, ovvero il periodo 2000-2019, notiamo dal grafico seguente come anche in questo caso le obbligazioni abbiano avuto la meglio.

Non capita dunque spesso, ma non è nemmeno un evento “impossibile”, il fatto che nel lungo termine le obbligazioni abbiano la meglio su un investimento azionario.

Certo, con i tassi attuali in giro per il mondo, sarà comunque molto difficile che nei prossimi decenni le obbligazioni possano avere rendimenti superiori a quelli di un investimento azionario, per non dimenticare, inoltre, lo spettro sempre presente di una ripresa dell’inflazione, che avrebbe un effetto molto negativo sulle obbligazioni di lunga durata.

Quindi la domanda è: le obbligazioni sono da considerare anche in futuro?

Almeno quelle indicizzate all’inflazione senz’altro sì, e di fatti sono presenti, seppur in piccola parte, nella nostra asset allocation strategica di lungo termine.

La parte preponderante rimarrà comunque sempre l’azionario mondiale, comprensivo dei paesi emergenti, migliore scommessa per il lungo termine (sopratutto per il rischio inflazione), come il buon William Bernstein suggerisce nel suo libro “Deep Risk: How History Informs Portfolio Design“.