Il titolo di questo post può sembrare un controsenso ma non lo è.

Consideriamo ad esempio il mercato azionario americano (indice S&P 500) nel ventennio 1996-2015(***) ; il  rendimento annuo composto è stato del  8.2% (fonte JP Morgan 2015), superiore al tasso d’inflazione statunitense.

Nello stesso intervallo di tempo , altre classi d’investimento sono riuscite ad ottenere sempre dei rendimenti superiori all’inflazione americana, come si evince dal grafico seguente:

In fondo alla classifica notiamo in rosso “l’ultimo della classe ” : l’investitore medio.

Come mai?

La risposta la troviamo nel cosidetto “gap comportamentale” o come dicono gli anglossasoni nel “behavior gap”, ovvero tutti quei comportamenti che penalizzano l’investitore medio e non gli consentono di ottenere dei rendimenti maggiori che forniscono i vari strumenti d’investimento.

Il comportamento degli investitori spesso è illogico e basato sulle emozioni, penalizzando i rendimenti di lungo termine che si otterrebbero con dei comportamenti razionali.

Quali sono questi comportamenti ? Eccone alcuni :

1) Reazioni emotive eccessive: la storia è fatta di numerosi eventi in cui gli esseri umani oscillano emotivamente come un pendolo fisico, passando da periodi di estrema euforia (come ad esempio la bolla dot.com degli anni 2000) a momenti di pànico profondo come la “grande recessione” vissuta recentemente negli anni 2007-2009.

2) Comprare “alto” e vendere “basso”: tutto il contrario di ciò che si dovrebbe fare; siamo tentati di investire sui mercati finanziari nei periodi di stabile crescita delle valutazioni , tendendo ad aumentare le risorse investite durante questo ciclo; viceversa , non solo tendiamo a disinvestire proprio nei momenti di ribasso dei mercati , ma soprattutto non approffitiamo dei “saldi” che si creano acquistando asset finanziari ad un miglior prezzo , evitando di mettere il turbo sui nostri rendimenti futuri.

3) Non avere un piano od una strategia d’investimento: non possedere un piano( meglio se scritto) comporta essere sempre in balia di eventi esterni di cui non abbiamo alcun controllo.

Gli atteggiamenti di cui sopra comportano un continuo entrare ed uscire dai mercati , generando costi inùtili che creano una zavorra al nostro risultato ed obiettivo finale.

Se ad esempio , un investitore avesse acquistato ad inizio 1996 l’indice S&P 500 ( ad esempio 10.000 Euro) , il suo rendimento finale avrebbe generato un montante di 48.366,56 Euro; nello stesso periodo, l’investitore medio ha ottenuto “soltanto” 15.153,57 Euro, una bella differenza dovuta a fattori comportamentali di cui possiamo avere un controllo.

Qualcuno potrebbe dire: certo, gli “errori” comportamentali si generano in quanto siamo esseri umani;  vero,  ma a questo aspetto però possiamo dare un rimedio adottando un piano d’investimento e rendendolo automatico come ad esempio con la creazione di un PAC (mensile, bimestrale, semestrale, a seconda delle disponibilità) e rimuovendo completamente la componente emotiva.

Altri preziosi consigli che ci vengono in aiuto per mitigare il rischio di comportamenti sbagliati da un punto di vista finanziario sono i seguenti:

a) Non fare nulla : l’investitore dell’esempio di cui sopra aveva effettuato un unico acquisto ed è rimasto per 20 anni investito senza fare alcuna operazione. Buy and forget…………

b) Rimanere sempre investiti; ne abbiamo già parlato qui sull’importanza di rimanere investiti e cogliere tutto il rendimento che i mercati ci offrono.

c) Non vendere mai durante i ribassi di mercato , questo è uno degli errori più devastanti che possiamo commettere se abbiamo un orizzonte temporale di lungo termine ed una asset allocation correttamente dimensionata e diversificata.

d) Avere un metodo d’investimento e seguirlo rigorosamente e con disciplina ,garantisce dei rendimenti superiori a quelli medi.

 

(***) Nel blog si cita spesso l’indice S&P 500 a soli fini  didattici; non costituisce affatto un invito ad acquistare uno strumento finanziario legato a tale indice cosi come d’altri; inoltre i rendimenti passati non sono indicativi di quelli  futuri.

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