Foto di Steve Bidmead da Pixabay

La regola d’oro è che non ci sono regole d’oro.

(George Bernard Shaw)

Indubbiamente stiamo vivendo un anno molto singolare anche sul fronte degli investimenti.

Anche l’oro sta ritornando con forza sulla bocca di tutta la comunità finanziaria come bene “rifugio”, in un periodo caratterizzato da grande incertezza, dovuta alla pandemia, e dall’inondazione mondiale di liquidità da parte delle banche centrali.

In questi giorni il prezzo dell’oro sta toccando valori, che non si vedevano dal lontano 2011, esercitando di nuovo una forte attrattiva sui mercati.

Ha senso inserire in un asset allocation l’oro?

Come sempre, si tratta di una decisione personale.

Da un punto di vista strategico, tanti portafogli ne prevedono una quota (pensiamo ad esempio al portafoglio per tutte le stagioni di Ray Dalio oppure al classico portafoglio permanente).

L’utilità dell’oro consiste nel fornire de-correlazione al portafoglio e protezione in momenti come quelli attuali, ma attenzione a non abusarne.

Se analizziamo i dati storici, vediamo come, addirittura, nel corso di un decennio (in decenni anche diversi) l’oro non abbia nemmeno protetto il capitale dall’inflazione, ottenendo un rendimento reale negativo.

Se poi avessimo acquistato oro nel 1980, a valle di un periodo di forte inflazione, come gli anni settanta, ci saremmo ritrovati dopo 35 anni un rendimento reale, al netto dell’inflazione, negativo.

Fonte Ben Carlson (https://awealthofcommonsense.com/2015/07/a-history-of-gold-returns/ )
Rendimenti valutati al 2015.

Chiaramente, cambiando periodi di riferimento possiamo trovare anche rendimenti positivi; in ogni caso,

l’oro può risultare un pessimo investimento a lungo termine, ma al contempo un ottimo diversificatore di portafoglio,

per smussarne la volatilità, sempre che sia inserito in un portafoglio ben diversificato.

In conclusione:

Oro? Maneggiare con molta attenzione!

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